SU TENORE
(Salvatorangelo Chessa)
In coro mi murmuttat unu cantu
Chi mi erpilat tottu sa carena
E m'abbrandat in coro d'ogni pena
E mi cunsolat s'ora 'e su piantu.
Cando so solu chin su pensamentu
E m'er binchende in coro sa tristura,
Cando sa bida mi fachet pagura
E m'intendo che paza intro 'e su ventu
Tando: billa sa sarda anima antica,
Chi minde suprit sa precadoria,
Chi mi torrat alligru in armonia
E d’ogni cosa mi torrat amica.
A cale Deus est chi piaghias,
misteriosu canticu a Tenore?
Bundanzia, paghe, salude e amore
O itte attera cosa nd'ottenias?
In sos tempos chi Deus fit sa Natura
E Deos sos elementos naturales,
Pro binchere periculos e males,
Orriolos, timorias e amarguras,
Pro buscare bundante su labore,
Pro binchere siccagna o maladia,
Pro istare chin tottu in armonia,
Su sardu at imbentau su Tenore.
Fin sos tempos de sas Concas de janas,
Si precabat pro sa pache e sa gherra,
Si precabat su chelu ei sa terra,
Sos arbores, sas predas, sas funtanas.
E si precabat a boche 'e Tenore,
pro sa diza de unu naschimentu,
E, de sa morte, in su tristu mamentu,
Imprestabat sa boche a su dolore.
E fit su cantu pro sa bona annada:
Alabanzia a su chelu e a sa terra!
O pro sa fine 'e una cuntierra,
O finas solu pro una bacca anzada.
E in tottu s'istoria dolorosa
De custa antica, amada sarda zente,
Su Tenore continu b'est presente
Meighina a tanta bida angustiosa.
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...su Tenore

Dal 1998, l’Associazione Culturale Folkloristica Coro "Grazia Deledda", si arricchisce della sezione "Canto a Tenore", nell'intento di proporre l'antico canto dei pastori barbaricini, nella sua espressione dello stile "a sa nugoresa".
Il lavoro di ricerca, compiuto a Nuoro presso gli anziani cantadores, depositari della cultura e della storia di questo arcaico canto, ha consentito di riportare all'attenzione della gente, un repertorio di canti popolari da troppo tempo dimenticati e una "moda" unica che oggi, nel rispetto della tradizione nuorese, si è guadagnato un posto importante nel vasto panorama del Canto a Tenore barbaricino.
Quest'opera di riscoperta e valorizzazione, è stata possibile grazie alla volontà dei responsabili della nuova sezione che, unendo alla passione per il canto "gutturale", delle straordinarie doti naturali nell'esecuzione della difficile tecnica vocale, si sono esibiti con successo di pubblico e apprezzamento degli esperti, a Nuoro e in Sardegna, e nelle manifestazioni di canto etnico alle quali hanno preso parte in Italia e all'estero.
Oggi il Tenore "Grazia Deledda" canta le antiche melodie della terra di Barbagia nelle più belle rime dei poeti del passato, quali Antioco Casula "Montanaru", Peppino Mereu, Melchiorre Murenu, Padre Luca Cubeddu, Canonico Antonio Giuseppe Solinas, Pasquale Dessanay, e del presente, quali Franzischinu Satta, don Salvatorangelo Chessa, Leonardo Berria.
Dal punto di vista tecnico, il Tenore Grazia Deledda, è caratterizzato da: “su bassu” potente ma non cupo, “sa contra” aperta, “sa mesu boche” tipicamente nugoresa e “sa boche” melodiosa.
Questi elementi fanno sì che l'insieme vocale sia definito dagli intenditori con l'espressione: ”su tenore est cussertu”, ossia il tenore è ben composto, una frase che nell'ambiente dei tenores, rappresenta un elogio e un complimento, che la critica più esigente riserva poche volte a chi bene ha cantato.
Nel febbraio-marzo 2000, il tenore ha raccolto le esperienze maturate nel lavoro discografico (cd) dell’Associazione dal titolo “Intro su Coro”, accanto alle melodie del Coro. I due brani, di particolare suggestione, sono “a boche seria” "Non ti vincat sa tristura" (poesia di don Salvatorangelo Chessa) e “a boche ‘e ballu“ "Si cheres bennere ajò" (brano della tradizione orale trascritto da Grazia Deledda).
Gli interpreti sono Salvatore (Tore) Cicalò “sa boche”, Antonello Ganadu “sa mesu boche”, Francesco Cocco “sa contra” e Sebastiano (Bastiano) Luche “su bassu”.
Per gli studiosi e appassionati del tenore, questa espressione di canto dalle origini remote, rappresenta ancora oggi un terreno fertile di ricerca e confronto, nel rispetto della tradizione e fuori dalle regole del folklore commerciale tanto di moda in Sardegna.
Passano i secoli, ma il Tenore resta ancora la vera anima del canto barbaricino.
A Medas Annos
Su Tenore "Grazia Deledda"

IL CANTO A TENORE: CENNI STORICI
Il canto a Tenore ha origini remote, viene da molto lontano, forse neppure noi sappiamo da dove. Non ci sono documenti storici che attestano l'esistenza di studi sull'argomento.
Negli anni 60, un gruppo di ricercatori, venne in Barbagia per provare a dare risposta alle tante domande, e così furono elaborate diverse teorie antropologiche che prendevano in considerazione i luoghi, il popolo, le situazioni economiche, sociali e culturali di quell'area geografica ben definita, dove da tempo immemorabile si canta a Tenore.
Negli ultimi decenni, grazie alla passione di qualche studioso locale (Andrea Deplano) e alla intraprendenza delle tante formazioni canore, questa forma arcaica di canto, che non ha eguali al mondo, comincia ad uscire dai propri confini naturali, attirando su di sé gli interessi di un pubblico sempre più vasto.
Le Università, gli Enti Pubblici, le varie associazioni culturali, dedicano all'argomento Tenore giornate di studio e manifestazioni, che hanno come scopo quello di dimostrare la peculiarità dell'antica espressione canora di tradizione orale, strettamente connessa con l'ambiente agro-pastorale dove trova la sua origine.
Tra le teorie più accreditate sul canto a Tenore, una delle più suggestive è quella che vorrebbe il canto come culto naturalistico, nato ad imitazione dei suoni della natura.
Nelle solitudini infinite della campagna, l'antico "cantadore" riproduceva con la voce il suono del vento, del ruscello, oppure il verso del bue, dell'agnello, o il grido dell'aquila reale.
Per guardare a tempi a noi più vicini, si può affermare che quando il pastore tornava in paese il giorno della festa, dopo lunghi periodi trascorsi all'ovile, ritrovava i vecchi amici e con loro cantava i sentimenti d'amore alla fidanzata, i mottetti d'allegria, l'infinito "ballu tundu".
Di certo c'è che il canto a Tenore, espressione artistica che è diventata famosa nel mondo, è il canto dell'anima, è canto di gioia e di tristezza che racconta storie d’amicizia e qualche volta d'odio, storie di passione e d'amore.
E' bello pensare che nell'interminabile assedio di Ilio, i soldati greci accampati sulla spiaggia con le loro navi, ormai stanchi della sanguinosa battaglia, si abbandonassero al canto.
Il loro pensiero andava ai figli e alle mogli amorose e, nella descrizione che Omero fa di quei momenti, sembra di riascoltare il nostro canto a Tenore.
Il canto a Tenore è ancora oggi un mistero.
La più bella definizione che su di esso sia stata data, non viene dai professori delle università, ma ancora una volta dal popolo, da un poeta sardo, che rispondendo ad una lettera di un amico, che gli domandava cosa fosse il canto a Tenore, disse queste parole: "non so da dove venga, forse è la nostra più grande nostalgia".
A noi oggi il compito, di trasmettere un po' di quella lontana nostalgia, alle generazioni che verranno.

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Cover da sfogliare
del CD "Intro su coro"

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